Io custode

Sarah Zuhra Lukanic

Tutto il giorno senza un raggio di chiarore.
Un colore plumbeo foderava le facciate dei palazzi in via Strossmayer.
Muri scrostati come piaghe da decubito di malati terminali.
Odore di chiuso.
Quello ricordo.
La puzza del gas impregnata negli androni verniciati in un giallo rossiccio.
Miasmi di verdure cotte e stracotte.
Brodo di carne.
Cipolle bruciacchiate.
La fragranza del baccalà con la vernice fresca di qualche bicicletta appena pitturata.
Quello ricordo.
Gli scaloni in stato di degrado che sapevano d’aceto.
All'istante un pensiero per traslocare altrove.
Pesante umidità salmastra abbracciava le strade.
Gocce saline quasi collose impastate con tanfo di carburante
Lasciate da minuscole imbarcazioni ormeggiate sul molo del canale.
Non si era neanche capito quando era tramontato il sole.
Tant’è che ha un certo punto bruscamente era sopraggiunto un buio pesto.
Avevano portato via il nonno.
Poi avevano portato via tutti gli altri.
Quella mattina bigia a Fiume.
Rimasi io custode del libro.
Mi nascosi come un albero nella foresta.