Terracqueo

Mia Lecomte

Le stanze della casa
non sono mai state più lontane tra loro
Una mattina di marcia
per raggiungere la moka in cucina
superata la palude a guado il fiume
una scossa all’ultimo tronco malcerto
Per il bagno serve il periplo del vulcano
in alternativa due treni
piove se l’acqua gronda dalla pensilina
fino all’angolo più esterno del lavabo
I vestiti allineati nell’armadio
infittiscono la luce all’orizzonte
il mare è immenso da questa parte
oltre si inerpica la scala dello studio
i larici che lasciano il posto ai pini
fino alla distesa di muschio
tra le rocce sempreverdi della libreria
In salotto a precipizio con la cascata
per poi dirigersi verso la camera
sul primo aereo sospeso tra l’abat-jour
e alcune delle più semplici stelle
Da capo giorno dopo giorno
se non puoi uscire dalla casa
è perché fuori non ti è rimasto altro
il tuo al di là si assesta nell’impronta
lasciata in tempi morti su un cuscino