Kosjenka aveva chiome color corallo
attorcigliate allo scoglio.
La bocca increspata di salsedine e
l’Amico Vento che le asciugava le lacrime.
Nessun dolore sulle sponde del torrente.
Solamente il fiume cattivo tra i villaggi confinanti.
Le fate bianche e nere con gambe d’asina
le saltavano intorno.
La canzonetta della nonna assordava le orecchie.
Sprizzava sangue dalle labbra morse
e gocce purpuree colavano nel fiume cattivo.
Ogni desiderio si raffreddava nel ginepraio nemico.
E finalmente Kosjenka poté riposare dentro l’orecchino
di Regoč anche dopo la guerra maligna.
Nell’attesa del suo amato che conta i sassi della città.