quel che resta
è cambiare percorso alle vie
entrare nell’azione
che denigra se stessa
quel che resta
è ballare
proprio quando non si può
più
trattenere la morte al tramonto
ascoltare a quell’ora la notizia
e fingere di lasciarla scivolare
deporre il perdono
dentro una piccola barca
e farlo scorrere
in acque senza canne
senza fede nell’io risponderò
urtare contraffare
entrare ancora in un inizio,
annaspando al risveglio sfocati,
arrestare ogni falsa preghiera
per dire sì
questo resta
la mobile coscienza sull’orizzonte lento
dove si sta con piedi di maiale
e collo di cigno
dove s’impara una lingua
che benda la prima
con il suo corpo di lupa;
dove l’unico dono è Qui
inarrestabile altero
a tiro di curva,
libero di non eleggere
l’altro,
un nodo a cappio, silenzioso,
appeso a un muro esterno