...

Sarah Zuhra Lukanic

La sua pelle era morbida
Come lo zucchero a velo dei
Croissant appena sfornati.
Sul pube rasato e tirato come 
Pelle di tamburo.
Prendimi così calda e spumosa
Sussurravo io con la faringe sfiancata.
Impugnava i miei polpacci
Come il lievito di birra
Un poco intiepidito per un
Impasto bianco e scivoloso.
E fissavo quel vassoio di silverplate
Pensando di fermare nella mente
Quelle lenzuola
Macchiate e attorcigliate
Dai nostri corpi boccheggianti.
Quei guanciali candidi
Cosparsi sulla moquette azzurrina.
Quella litografia color seppia
Che rappresentava un’immagine di caccia.
In caduta libera
I nostri corpi.
Una sosta per respirare.
Un sorso d’acqua di sfuggita.
Per sentirsi vivo e pulsante.
Quello che ricordo meglio è il numero
Del servizio in camera.
Neanche il tuo nome vero, come un souvenir